Il Candelabro di San Paolo fuori le mura

Il candelabro pasquale

Il cero pasquale è un cero che viene acceso all'inizio della solenne veglia pasquale e simboleggiala luce di Cristo risorto che vince le tenebre della morte e del male.
Il rito prevede che all'inizio della veglia pasquale l'assemblea sia radunata, in luogo buio, illuminato, solo dal fuoco, dal quale si accende il cero. Il celebrante vi traccia sopra la croce, le lettere greche α e β, per indicare che Cristo è l'inizio e la fine di tutto, le cifre dell'anno a significare che Gesù è il signore del tempo e della storia, anche del tempo presente; infine inserisce cinque grani di incenso nella croce disegnata a simboleggiare le cinque piaghe dolorose del Cristo.
Fra tutti i candelabri romani si distingue per integrità e importanza quello della basilica di San Paolo fuori le mura.
Scolpito da Niccolò d' Angelo, appartenente alla famiglia dei Cosmati, e firmato insieme a Pietro Vassalletto, tra la fine del XII e l'inizio del XIII sec., racchiude, nella fitta decorazione, un complesso programma iconografico.
L'alto fusto è suddiviso in otto registri che si leggono dal basso verso l'alto.
Il basamento presenta simboliche figure di sfingi, arieti, leoni e quattro figure femminili.
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Candelabro pasquale, particolare della base
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Questa fascia viene tradizionalmente interpretata quale raffigurazione metaforica della Prostituta di Babilonia (Ap. 17, 2-3).
La seconda fascia rappresenta elementi fitomorfici e zoomorfici che escono dalle fauci degli animali.
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Candelabro, Cristo davanti a Caifa |
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Candelabro, Cristo deriso dai soldati |
La fascia seguente raffigura Cristo portato davanti a Pilato riconoscibile mentre si lava le mani.
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Candelabro, Crocefissione |
Nella scena della Resurrezione, sono raffigurati i soldati addormentati vicino al sepolcro, mentre Gesù scende negli inferi per portare con sé Adamo ed Eva e tutti i giusti dell'Antico Testamento, secondo la tradizione bizantina. Confusi con i soldati, gli angeli reggono la mandorla dell'Ascensione, in cui Cristo ascende al cielo con una mano benedicente e uno scettro nell'altra.
Segue, nell'ultimo registro, un'alta fascia con motivi ornamentali e animali che reggono la coppa del cero.
Arbor poma gerit. arbor ego lumina gesto. porto libamina. Nunzio gaudia, sed die festo. Surrexit Christus. Nam talia numera p[rae] sto.
[L'albero reca i frutti. Io sono un albero che reca la luce. E doni. Annunzio gioia in un giorno di festa. Cristo è risorto. Ed io offro tali doni.]
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